IL ROMANZO DEL SIGNOR ARTURO Prefazione al diciassettesimo capitolo
Nel piccolo universo del signor Arturo si verifica un fenomeno inquietante, ignoti sottraggono un bene prezioso e il solerte impiegato di banca si fa carico delle investigazioni. Il caso non è dei più semplici, ma come avrete già capito il signor Arturo non è nuovo ad affrontare casi difficili. Lo spinge il suo carattere un po' bighellone e assolutamente distratto. Il bene rubato è qualcosa di veramente importante, e i malfattori che se ne sono impadroniti non intendono mollarlo. Inutile dire che l'eroe in grisaglia giungerà al bandolo della matassa senza dare ai lettori il tempo di annoiarsi.
Nel capitolo XVII si parla di donne, soggetto che è già apparso nelle avventure del contabile di banca, ma in questo caso non vi saranno scene d'amore, le nostre adorate compagne di vita avranno un ruolo collettivo, qualcosa a cavallo tra la sociologia e la moda. Dato che siamo in tempo di feste, la produzione non ha badato a spese. Vedrete star del cinema e scene di volo entusiasmanti.
Buona lettura. Giovanni Zanzani.
P. S. Gli editori di questo portale si sono scordati di fare al generoso pubblico che ci segue gli auguri di Natale. Non gliene vogliate, sono due materialisti dediti al relativismo più micragnoso e poco inclini al culto delle tradizioni. Anche se in ritardo, gli auguri li faccio io perché questa festa celebra la natalità che tra gli eventi umani è senz'altro quello che ci rallegra di più. Partecipo altresì al lutto che la festa rappresenta per le famiglie dei maiali, dei conigli, degli ovini e del pollame tutto, che in questo giorno di giubilo planetario vedono scomparire tra sughi e intingoli il fior fiore dei propri figli. Ma la vita sul pianeta Terra è fatta così, a volte si nasce dalla parte sbagliata. Aggiungo gli auguri per l'anno nuovo. Saturno promette novità sensazionali.
Nel piccolo universo del signor Arturo si verifica un fenomeno inquietante, ignoti sottraggono un bene prezioso e il solerte impiegato di banca si fa carico delle investigazioni. Il caso non è dei più semplici, ma come avrete già capito il signor Arturo non è nuovo ad affrontare casi difficili. Lo spinge il suo carattere un po' bighellone e assolutamente distratto. Il bene rubato è qualcosa di veramente importante, e i malfattori che se ne sono impadroniti non intendono mollarlo. Inutile dire che l'eroe in grisaglia giungerà al bandolo della matassa senza dare ai lettori il tempo di annoiarsi.
Nel capitolo XVII si parla di donne, soggetto che è già apparso nelle avventure del contabile di banca, ma in questo caso non vi saranno scene d'amore, le nostre adorate compagne di vita avranno un ruolo collettivo, qualcosa a cavallo tra la sociologia e la moda. Dato che siamo in tempo di feste, la produzione non ha badato a spese. Vedrete star del cinema e scene di volo entusiasmanti.
Buona lettura. Giovanni Zanzani.
P. S. Gli editori di questo portale si sono scordati di fare al generoso pubblico che ci segue gli auguri di Natale. Non gliene vogliate, sono due materialisti dediti al relativismo più micragnoso e poco inclini al culto delle tradizioni. Anche se in ritardo, gli auguri li faccio io perché questa festa celebra la natalità che tra gli eventi umani è senz'altro quello che ci rallegra di più. Partecipo altresì al lutto che la festa rappresenta per le famiglie dei maiali, dei conigli, degli ovini e del pollame tutto, che in questo giorno di giubilo planetario vedono scomparire tra sughi e intingoli il fior fiore dei propri figli. Ma la vita sul pianeta Terra è fatta così, a volte si nasce dalla parte sbagliata. Aggiungo gli auguri per l'anno nuovo. Saturno promette novità sensazionali.
COME FU CHE IL SIGNOR ARTURO PERSE UNA SCARPA |
Capitolo diciassettesimo
Bionde
In una calda mattina di luglio il signor Arturo si recò al lavoro con la testa pesante. Nel corso della notte aveva dormito male per via dell'afa e ora la stanchezza si faceva sentire. All'edicola, invece di ricevere il giornale dalla signora Emilia, una bionda prosperosa dagli occhi color acciaio, lo ricevette da una ragazza mora e abbronzata. Al bar, mentre attendeva che gli servissero il caffé, si accorse che la barista non era più la stessa. La sconosciuta, scura di capelli e dall'aria assente, fece un pessimo caffé e quando il signor Arturo chiese un croissant, la donna gli servì un maritozzo rinsecchito. Infine passando in tabaccheria scoprì che il posto di Adele, commessa dal viso e dalla capigliatura di Marilyn Monroe era stato preso da Sonia, fotocopia di Ava Gardner incazzata. In quella calda mattina di luglio, ovunque posasse lo sguardo, il signor Arturo scorgeva donne dai capelli scuri. Proseguendo verso la banca cercò di capire se la sua fosse un’impressione determinata dal caldo o se l’assenza di donne bionde fosse un fenomeno reale. L’unica bionda che riuscì a scorgere stava salendo su un taxi, ma la signora fece segno all’autista di dileguarsi quasi temesse di essere raggiunta e fermata. Fu agli sportelli della sua banca, notando l’assenza della biondina assunta da poco, che il signor Arturo fu costretto ad ammettere che una forza misteriosa aveva fatto sparire le bionde da tutta la città!
Il pensiero gli corse subito al ministro delle finanze, un grassottello con la voce da eunuco. Vuoi vedere che ha messo una tassa sui capelli biondi? Poi riflettendoci capì che il motivo doveva essere un altro, certamente più serio. Sul momento non gli venne in mente nulla, lavorò svogliatamente e quando fu ora di mangiare decise che avrebbe cenato fuori, così si diresse alla trattoria del Torbido, un locale in riva al fiume dove si recava di tanto in tanto. La trattoria era una delle più vecchie della città, un luogo silenzioso e modesto non ancora “scoperto” dalle guide. Lo gestiva Assalonne, Lone per gli amici, un vero specialista in rane fritte. Quando il signor Arturo vi giunse la sala era vuota.
- Siediti ragioniere, tra un minuto sono da te.
La voce di Lone proveniva dalla cucina, il signor Arturo si sedette e accese una sigaretta. Sul fondo della sala, il bianco dei tubi al neon si stemperava nel rosa del tramonto producendo un insolito effetto pastello. Mentre aspettava, il signor Arturo non potè fare a meno di ripensare alla sparizione delle bionde. A differenza di tutte le volte che qualcosa di inusitato si era verificato intorno a lui, ora non sapeva dove indirizzare le ricerche. Assalonne si avvicinò al suo tavolo.
- Ci sono le rane? chiese il signor Arturo cui le vicende della giornata avevano portato via la voglia di chiacchierare.
- Infarinate o impanate? domandò l'oste. Al Torbido si friggevano nei due modi e i clienti sceglievano al momento di ordinare.
- Pane, disse il signor Arturo, macinato grosso.
Un bel piatto di rane fritte era una cosa capace di sollevare l'umore del signor Arturo, in special modo se se trattava di quelle indorate col pane grosso. Assalonne non impiegò più di dieci minuti per presentargli una fiamminga di coscette allineate sulla lattuga. Sgranocchiate le rane, il signor Arturo si rimise a pensare, ma dopo un’ora di ragionamenti concluse che da solo non ce l’avrebbe mai fatta, che l’unico uomo in grado di affrontare un arcano di quella portata era Pasubio, archivista della Banca delle Arti e dei Mestieri.
Pasubio abitava fuori città nella casa ereditata dal padre. Collezionista di anticaglie e appassionato enigmista, l’uomo trascorreva il tempo libero in lunghe partite a scacchi con avversari lontanissimi coi quali, negli intervalli tra una mossa e l’altra, scambiava informazioni di ogni genere. Grazie a quegli scambi Pasubio era in grado di risolvere quesiti curiosi, come il prezzo del pane in Nuova Caledonia o la marca di brillantina più in uso nelle isole di Capo Verde. Al telefono l’archivista non rispose, così il signor Arturo si diresse verso casa sua. Quando giunse di fronte all’abitazione la mezzanotte era suonata da poco e un'auto scura usciva dal cortile sgommando. Salite le scale, il signor Arturo notò che la porta dell'amico era aperta. Di lui sembrava non esservi traccia mentre un disordine terrificante regnava nella casa. Lo stupore paralizzò il signor Arturo per qualche minuto, poi un flebile lamento lo scosse, Pasubio giaceva legato e imbavagliato sotto un mucchio di libri caduti delle scansie. Appena libero, l'uomo si precipitò fuori dicendo al signor Arturo di seguirlo.
- Speriamo che non sia troppo tardi. Ora non posso spiegarti, ma dove ci stiamo dirigendo c'è la chiave di tutto. L'aereo è pronto, tra dieci minuti saremo in volo.
Tra i filari di una vecchia vigna era stato ricavato un piccolo aeroporto. Giunti all'angar, l’archivista e il signor Arturo vi entrarono e alla luce di una grossa torcia Pasubio tirò via il telone che ricopriva il velivolo, uno Stilson Sentinel del 1944 appartenuto alle truppe americane, uno dei pezzi della sua collezione. Dopo un veloce check, Pasubio accese il motore e in breve l'aeromobile fu pronto al decollo.
- È meglio partire a luci spente, comunicò Pasubio, se qualcuno ci tiene nel mirino sarà più facile sfuggire ai suoi colpi.
Il propulsore salì di giri mentre l'aereo cominciava a rullare. Terminati gli scossoni provocati dagli avvallamenti della pista, il piccolo aereo iniziò a prendere quota puntando alle nubi che coprivano la campagna. Il pilota battè una mano sulla spalla del signor Arturo che sedeva nel seggiolino anteriore.
- Il nostro traguardo è oltre quelle montagne, tra qualche ora ci arriveremo.
Con un rateo di salita di pochi piedi al minuto, tutto ciò che il minuscolo motore poteva offrire, l'aereo raggiunse la quota delle cime mentre l’alba cominciava a rischiarare l’orizzonte.
- Ancora mille piedi per superarle in sicurezza, disse Pasubio, poi passeremo quelle montagne.
Oltre la catena montuosa si scorgeva una valle ampia e solitaria. Piccoli cumuli cominciavano a formarsi sotto di loro quando il pilota ridusse i giri per iniziare la discesa. Docilmente l'aereo puntò il muso verso il basso. Ai piedi della montagna un rustico palazzo fiancheggiava la pista erbosa sulla quale si posarono le ruote del carrello.
- Il priore vi sta aspettando.
L'addetto alla torre consegnò un passi ai due uomini e indicò il percorso da seguire per raggiungere il monastero. Arrivando videro Fred Astaire che li attendeva sorridente sulla soglia.
- Sono felice del suo arrivo, signor Arturo.
- Lei mi conosce?
- Il ruolo di custode dei valori fatui e fuggevoli mi dà questa possibilità, signor Arturo.
- Mi trovo qui per l'affare delle bionde.
- So tutto. Una cosa molto deplorevole.
- Cosa può dirci, Fred?
- Ciò che accade era prevedibile, le bionde sono finite tutte in televisione! Nessuno se ne è accorto tranne lei, signor Arturo, più gli altri tre o quattro che non guardano spesso in quell’oblò lattiginoso. Per il resto della popolazione, la sparizione è come se non fosse avvenuta poiché essi continuano a vedere le bionde sui teleschermi. I meschini non si rendono conto di essere stati espropriati del bene solido in cambio di immagini impalpabili.
- Stavo preparando un dossier sull’opera di accaparramento delle bionde da parte delle televisioni - disse Pasubio - quando i tangheri di un network privato mi hanno aggredito, ora che posso fare?
- Voi purtroppo non potete fare nulla. Qui dove lavoro hanno studiato il problema e sono giunti alla conclusione che ci voglia una risposta metafisica. Personalmente sono contrario a questi sistemi, ma contro la stupidità non c'è altro rimedio.
Il volo di ritorno avvenne in mezzo a fastidiose turbolenze e solo l'abilità di Pasubio permise allo Stilson di atterrare senza inconvenienti. Il giorno successivo, alla cassa cambiali della Banca delle Arti e dei Mestieri, il signor Arturo rivide Clotilde, la giovane impiegata bionda che si era licenziata per entrare nel cast di un reality show.
- La mia solita sfortuna, signor Arturo, il programma è stato sospeso per difficoltà nella trasmissione delle immagini. Sembra che uno sciame di meteoriti stia disturbando la diffusione dei colori chiari, così hanno sostituito tutte le ragazze bionde con delle more.
- Non potevano tingervi i capelli? domandò lui.
- Il regista sostiene che le false more sono meno credibili delle false bionde. L’autore del programma poi è in fin di vita per un ictus e credo che la trasmissione finirà in un flop. Addio carriera televisiva, signor Arturo, mi sa che mi toccherà fare l’impiegata fino alla pensione.
Il signor Arturo lasciò Clotilde e raggiunto l’archivio della banca all’ultimo piano del palazzo si fermò a salutare Pasubio. Quella sera si recarono da Assalonne dove mangiarono rane fritte e fecero una buona bevuta di birra, che sulle rane ci sta a pennello.
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