Cronache della Campuria
a cura di Giovanni Zanzani
12 aprile 2010
Presentazione della Campuria
Prima di dare inizio a queste cronache, ritengo opportuno dire due parole sulla campuria, teatro delle vicende che si vanno a conoscere. La campuria è una terra piatta, così piatta che l’osservatore ne vede al massimo una striscia, il resto è aria.
L’impressione che ne deriva è di stare in cielo, impressione quanto mai sbagliata, le cose che succedono in campuria infatti non sono paradisiache. La campuria confina da un lato con le montagne, ma questo dato è impreciso giacchè, a mano a mano che esse si avvicinano, la campuria è sempre meno se stessa fino a non esserlo del tutto. Così non si può parlare di un vero e proprio confine, quando si crede di averlo raggiunto la campuria è già finita da un pezzo. All’estremo opposto c’è il mare, ma anche da quella parte si verifica lo stesso fenomeno, il carattere della campuria cambia mentre ci si avvicina alla spiaggia. Turisti, caffè eleganti, lingue straniere, donne nude: niente di più lontano dai costumi della campuria. Dunque anche dalla parte del mare non si può parlare di un confine preciso. La verità è che la campuria confina solo con se stessa. Altro elemento identificativo di questa terra è che la campuria non comprende città, quelle che ci sono appartengono alla categoria dei paesi nonostante contino migliaia di abitanti. L'errore nasce nella coscienza della popolazione che, essendosi formata quando i nuclei abitativi erano borghi di piccole dimensioni dispersi tra corsi d’acqua e boschi pieni di bestie feroci, conserva quella lontana immagine della propria realtà geografica.
Qualcuno potrebbe pensare che la campuria sia un’invenzione, come lo furono le terre visitate da Gulliver o quelle attraversate in volo dal barone di Munchhausen. Ebbene chi pensa queste cose si sbaglia, la campuria esiste veramente ed è facilmente raggiungibile da tutte le città italiane, ma che dico, europee, ma che dico, del mondo, senza bisogno di farsi sparare da un cannone. Altri, parimenti equivocando, potrebbero ritenere di aver scoperto la campuria su una carta geografica: di campurie se ne possono individuare un’infinità e nessuna di esse corrisponde a quella narrata. Lettori più bravi diranno che la campuria è un luogo dello spirito, che se parlano di distillati d'uva sono d'accordo con loro, altrimenti anche questa conclusione non sta in piedi, essendo la campuria un luogo fisico e materialissimo.Da queste negazioni usate per definire una realtà, ognuno avrà capito che l’autore ha frequentato le scuole alte, infatti è noto che gli asini si esprimono soprattutto negando. Sento già qualche raffinato intellettuale sostenere che la campuria è la metafora di qualcos’altro. A lui rispondo che noi abitanti della campuria le cose con quei nomi difficili come le metafore le lasciamo fare agli altri, che siamo gente per bene, e non aggiungo di più perché mi sto già arrabbiando.Quanto ai politici che dovessero comparire in queste storie, la loro presenza sarà assolutamente casuale, come casuale è il volo degli insetti nell’aria o l’odore delle cose al naso, che è buono o cattivo a seconda delle cose che si annusano. In campuria per esempio l’odore più comune è quello di porcile, ma questo non autorizzi nessuno a trarre conclusioni.
L’impressione che ne deriva è di stare in cielo, impressione quanto mai sbagliata, le cose che succedono in campuria infatti non sono paradisiache. La campuria confina da un lato con le montagne, ma questo dato è impreciso giacchè, a mano a mano che esse si avvicinano, la campuria è sempre meno se stessa fino a non esserlo del tutto. Così non si può parlare di un vero e proprio confine, quando si crede di averlo raggiunto la campuria è già finita da un pezzo. All’estremo opposto c’è il mare, ma anche da quella parte si verifica lo stesso fenomeno, il carattere della campuria cambia mentre ci si avvicina alla spiaggia. Turisti, caffè eleganti, lingue straniere, donne nude: niente di più lontano dai costumi della campuria. Dunque anche dalla parte del mare non si può parlare di un confine preciso. La verità è che la campuria confina solo con se stessa. Altro elemento identificativo di questa terra è che la campuria non comprende città, quelle che ci sono appartengono alla categoria dei paesi nonostante contino migliaia di abitanti. L'errore nasce nella coscienza della popolazione che, essendosi formata quando i nuclei abitativi erano borghi di piccole dimensioni dispersi tra corsi d’acqua e boschi pieni di bestie feroci, conserva quella lontana immagine della propria realtà geografica.
Qualcuno potrebbe pensare che la campuria sia un’invenzione, come lo furono le terre visitate da Gulliver o quelle attraversate in volo dal barone di Munchhausen. Ebbene chi pensa queste cose si sbaglia, la campuria esiste veramente ed è facilmente raggiungibile da tutte le città italiane, ma che dico, europee, ma che dico, del mondo, senza bisogno di farsi sparare da un cannone. Altri, parimenti equivocando, potrebbero ritenere di aver scoperto la campuria su una carta geografica: di campurie se ne possono individuare un’infinità e nessuna di esse corrisponde a quella narrata. Lettori più bravi diranno che la campuria è un luogo dello spirito, che se parlano di distillati d'uva sono d'accordo con loro, altrimenti anche questa conclusione non sta in piedi, essendo la campuria un luogo fisico e materialissimo.Da queste negazioni usate per definire una realtà, ognuno avrà capito che l’autore ha frequentato le scuole alte, infatti è noto che gli asini si esprimono soprattutto negando. Sento già qualche raffinato intellettuale sostenere che la campuria è la metafora di qualcos’altro. A lui rispondo che noi abitanti della campuria le cose con quei nomi difficili come le metafore le lasciamo fare agli altri, che siamo gente per bene, e non aggiungo di più perché mi sto già arrabbiando.Quanto ai politici che dovessero comparire in queste storie, la loro presenza sarà assolutamente casuale, come casuale è il volo degli insetti nell’aria o l’odore delle cose al naso, che è buono o cattivo a seconda delle cose che si annusano. In campuria per esempio l’odore più comune è quello di porcile, ma questo non autorizzi nessuno a trarre conclusioni.
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