Marmotta
Ho dato il via all'Almanacco della Campuria parlando di animali. Qualcuno deve aver pensato invece, leggendo l'articolo, che stessi parlando di esseri umani. Il motivo è evidente, qui in Campuria gli animali sono nostri interlocutori da sempre e l'abitudine ad osservarli ci spinge a parlare di loro come se fossero persone. Questa ingenuità ha fatto sì che da tempo immemorabile gente senza scrupoli faccia esibire in Campuria povere bestie tenute in cattività per attirare la nostra attenzione e spillarci qualche spicciolo.
La marmotta è uno dei soggetti usati per questo scopo. Facilmente addomesticabile, la marmotta si presta all'uso degli imbonitori di piazza meglio di altri animali. Da bambino, ricordo di aver assistito all'esibizione di una di esse che, squittendo e facendo sussultare il grasso di cui era imbottita, reclamizzava un balsamo miracoloso che il furbo venditore sosteneva di ricavare proprio dal corpo di quelle bestiole. A detta del manigoldo, il linimento possedeva straordinari poteri, tra i quali quello di rinvigorire chi ne avesse fatto uso, come dimostrava l'esercizio che andava a mostrare. A un fischio dell'ambulante, la marmotta addentava la lama del coltello che egli reggeva con una mano e si lasciava sollevare fino a un metro di altezza da dove, con un agile balzo, scendeva a terra per tornare velocemente in braccio al suo domatore. Dopo il numero il pubblico credulone acquistava i vasetti di balsamo a piene mani.
Le bestie, al pari degli uomini, sono talora immodeste. Giuliano Ferrara lo è in modo così sfacciato da spacciarsi per un elefante, lui che è una marmotta addomesticata e nemmeno delle più intelligenti. Da anni si affanna a reclamizzare in chiassose esibizioni un balsamo portentoso. La crema fasulla non ha mai funzionato ed ora che il suo venditore è stato cacciato dal mercato la povera marmotta non sa più cosa fare per riconquistare l'attenzione del pubblico. Strepita contro tutto il mondo, ma nessuno dà ascolto ai suoi squittii che ricordano buffamente quelli che emetteva da giovane al servizio di altri imbonitori. Il suo destino sembra quello di emettere squittii inascoltati che a lui, ma solo a lui, paiono barriti.
Giovanni Zanzani
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