LO YETI
Storia del primo contatto tra l'abominevole uomo delle nevi e l'homo sapiens
di
GIOVANNI ZANZANI
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CAPITOLO 16
Uscirono dalla villa che era buio. Loiacono si diresse verso la fermata dell’autobus seguito da Bernini che continuava a chiedersi cosa avesse in mente il suo socio.
-Che pensi di fare Attilio?-
Il giornalista non rispose subito, era troppo impegnato a calcolare il trionfo che gli sarebbe derivato dalla scoperta del montanaro peloso delle lande himalayane. Quell'irsuto portento aveva le carte in regola per diventare lo scoop giornalistico più grande di sempre, un affare da carrettate di soldi. L'alcol ingurgitato dalla fiaschetta che teneva pronta nella tasca interna del soprabito non finiva di caricarlo. Loiacono si vedeva lanciato nel firmamento degli scopritori famosi. Gli venivano in mente Heinrich Schliemann, l'uomo venuto dal nulla che aveva trovato la città di Troia e Howard Carter, colui che fece emergere dal sottosuolo egiziano il sarcofago d'oro del faraone Tutankhamon. Non si trattava di illustri sconosciuti come lui? Anch'essi si erano visti sbattere tante porte in faccia prima che la fortuna si ricordasse di loro. Lui, Attilio Loiacono, dopo un'esistenza di umiliazioni, sarebbe passato alla storia come l'insuperabile giornalista che aveva consegnato al mondo civile l'abominevole uomo delle nevi. Ora però gli conveniva mantenere basse le aspettative di Bernini, non era il caso che l'amico si montasse la testa. Attilio lo sapeva fin troppo bene dove vanno a finire le amicizie quando comincia a correre il denaro.
-Quello che la tua Sibille si porta a letto sarà pure uno yeti, ma a parte il fatto di far divertire una signora della buona società, non ha niente che possa accendere la fantasia del pubblico.-
Bernini rimase deluso, la sfiga continuava a perseguitarlo.
-Quindi non se ne fa nulla?-
Il difetto di Ermanno era la sua dabbenaggine, pensò Loiacono tirando un calcio a una cartaccia. Il sentirsi sconfitto alla prima difficoltà ne faceva un perdente categorico.
-Già, e noi giornalisti cosa ci stiamo a fare? Calmati e lasciami ragionare. Un conto è la notizia, un conto il modo di presentarla. C’è del buono nella storia dello yeti, basta curare la sceneggiatura e occuparsi della regia. Se fosse sufficiente non andare mai dal barbiere per essere considerato uno yeti, avremmo le sale d'aspetto delle stazioni ferroviarie piene di abominevoli uomini delle nevi.-
Mentre Ermanno rimuginava sull'astrusità dei meccanismi mediatici, Loiacono espose al compagno di liceo i principi fondamentali della sua etica giornalistica.
-Oggigiorno se non lo porti in sala trucco non è plausibile nemmeno Gesù Cristo che moltiplica i pani e i pesci, quindi non ti sognare che Fred possa essere presentato così com’è. In secondo luogo occorre individuare la location giusta. Per ambientare il personaggio che abbiamo tra le mani occorrono neve, montagne, e un contesto di assoluta solitudine. Infine creeremo intorno a lui un'aura di mistero. Contrariamente a ciò che pensi, lo yeti non è materia scientifica, appartiene all'universo delle leggende, e le leggende vanno coltivate con nutrimenti specifici. La prima regola è mostrare poco e fare immaginare tanto. L'ideale sarebbe una foto scattata fortunosamente da uno che se lo è trovato di fronte all’improvviso e non è riuscito a inquadrarlo. Più l'immagine è imprecisa più induce a lavorare la fantasia. Noi non lo dobbiamo nemmeno nominare lo yeti, sarà il pubblico a vedere nel fotogramma l'essere favoloso che finora ha potuto modellare solo col pensiero. Il nostro compito è produrre segretamente il flash e recapitarlo alle agenzie. Trascorso qualche giorno faremo uscire una seconda foto, infine si farà girare l'ipotesi che esista un filmato. Quando cominciano a saltare fuori i soldi, ecco le immagini in movimento che mostrano il soggetto sulle nevi dell'Himalaya.-
La sensazione di invincibilità provata da Attilio Loiacono stava diventando un delirio di onnipotenza, lo stesso che lo aveva condotto nel corso della sua pessima carriera fino al carcere e che ora lo spingeva a progettare il lancio di Fred come se si fosse trattato di un personaggio da cartone animato.
-Ma io non ho fatto fotografie a Fred.-
-Meglio ancora, le faremo adesso. Laggiù avevi una fotocamera?-
-Quando partii presi con me una Kodak usa e getta che avevo in casa da un sacco di tempo, però si tratta di macchina fotografica da due soldi. Ci saranno tre foto in tutto, dopo che l'azienda mi ha abbandonato in quel dannato villaggio mi è passata la voglia di fotografare. Se ricordo bene dovrebbe contenere qualche scatto ancora da eseguire.-
-Fantastico Ermanno, proprio ciò che mancava. Senti la mia idea, portiamo Fred in montagna alla ricerca di uno spazio vuoto, e là effettueremo il servizio con la stessa fotocamera. Che altro c’è sul rullino?-
-Una casupola, un paio di vecchi al lavoro, un cane da pastore. Niente di speciale insomma.-
-Avere quella macchinetta è una fortuna. Senza saperlo hai fatto la cosa giusta, Bernini. Ora basta portare il soggetto sulla neve e fotografarlo un paio di volte, poi la giostra potrà partire. Quelle immagini saranno le più sconvolgenti che il giornalismo mondiale ricordi, e presto tu e io navigheremo nell'oro.-
Il volto di Bernini si distese in un sorriso, Loiacono era un poco di buono, ma aveva idee semplici e chiare. Il giornalista, seduto sulla panca della fermata dell'autobus, estrasse la fiaschetta dalla tasca e, bevuta un'altra sorsata, si leccò le labbra prima di riprendere.
-Il vero problema è come fregare la vecchia.-
-Ma tu con lei non hai parlato di stipulare un accordo? Sibille non è simpatica nemmeno a me Attilio, ma ingannarla così mi sembra indecente. Se non fosse per lei sarei ancora a mangiare neve tra quei monti.-
-L'accordo lo firmeremo con le foto in tasca, così le condizioni le detteremo noi.-
-Non ti facevo tanto figlio di puttana.-
-Li vuoi i soldi?-
-Giornalismo scientifico, vero?-
-Vedi che quando vuoi capisci anche gli argomenti più difficili? Adesso concentrati su come fare uscire di casa il fidanzato della signora. Per portare a termine il lavoro ci basta una mezza giornata, poi glielo rendiamo. Tanto è muto e non può tradirci.-
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