LO YETI
Storia del primo contatto tra l'abominevole uomo delle nevi e l'homo sapiens
di
GIOVANNI ZANZANI
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons .
CAPITOLO 9
-Se è uno scherzo mi sembra piuttosto infantile, se è una trovata per partire insieme a me, la giudico l'espediente più idiota che le potesse saltare in mente, signor Bernini, signore per modo di dire. Venirmi a raccontare che ha scoperto lo yeti!-
Sibille immerse la fetta di pane nel latte che Ermanno le aveva appena portato dalla stalla di Iris e attese che il liquido penetrasse tra le fibre stantie della pagnotta ammorbidendola quel tanto che bastava a renderla masticabile.
-Pane di due giorni…, di due mesi voleva dire!-
-Glielo ripeto: si tratta di uno yeti. Ha idea di quanto ci si può guadagnare se riusciamo a portarlo in Europa?-
-Bernini la smetta di dire scempiaggini, non penserà che sia disposta a credere a questa fandonia? E dove si troverebbe il fenomeno?-
-Posso mostrarglielo oggi stesso.-
-Gli fa una telefonata o fischia per farlo arrivare?-
-Lavora i campi per il nostro vicino di casa. Lo vedrà al rientro degli uomini.-
-Bernini, si rende conto di ciò che racconta, o le parole le escono di bocca a casaccio? Le assicuro che l’impressione che si prova ascoltandola è di avere di fronte un alienato mentale. Così l’abominevole uomo delle nevi, il leggendario yeti, sarebbe un salariato agricolo?-
-È stato catturato del mio dirimpettaio nel fienile dove si era introdotto in cerca di cibo. Da allora vive nella sua stalla e si reca ogni giorno nei campi con gli altri contadini.-
-La facevo più furbo, Bernini. Giuro che se mi avesse proposto di fare otto ore di marcia per andare a vedere lo yeti in mezzo a un nevaio sarei stata più disposta a crederle. Mi dica la verità, sta provando a farmi rimandare la partenza? Lei pensa che io sia così stupida da restare in questo buco per osservare l'abominevole uomo delle nevi che zappa la terra. Beh, se lo tolga dalla testa, partirò per l'Europa al più presto, ma senza di lei.-
Il pane finalmente si ammorbidì e Sibille lo estrasse gocciolante dalla gamella di latta che fungeva da tazza. Il suo gesto fu troppo rapido e il malloppo si spezzò cadendole sui pantaloni.
-Merda!-
Quando le cose andavano storte la manager decisionista tornava a essere una cinquantenne ammaccata. Bernini le passò uno straccio e lei, dopo averlo intinto nella pentola d'acqua che stava sulla stufa, prese a strofinarsi. L'uomo intanto continuava a parlare pulendo il pavimento.
-È coperto di pelo come un orso, la prima volta che l'ho visto non potevo credere ai miei occhi.-
-Cosa c'è di strano in un uomo peloso?-
-Non si tratta solo di questo, ha dei piedi impressionanti, poi è muto, e comunica con gli occhi...-
-Un sordomuto peloso con due grandi piedi. Non ci siamo, Bernini. Questo non basta a fare uno yeti. Provi con qualcosa di più convincente.-
Per niente imbarazzata dalla presenza dell'uomo, Sibille si sfilò i pantaloni e li stese sul letto per pulirli meglio. Le mutande che indossava non erano per niente sexy, da tempo Sibille Bardi aveva rinunciato a indossare biancheria di quel tipo, e d'altronde il suo corpo si era allontanato parecchio dalle taglie della seduzione. In piedi, di spalle alla porta, l'inviata si chinò sul letto per portare a termine l'operazione di pulitura.
In quel momento la porta si aprì e, prima che Sibille avesse tempo di voltarsi, lo yeti venne a posare il suo muso tra le grandi natiche della signora, l'atto più amichevole che Fred era riuscito a immaginare per dare il benvenuto alla milanese. Un urlo strozzato uscì dalla bocca della Bardi, mentre lo straccio umido che stringeva tra le mani volava verso l'alto. Scalciando e dimenandosi a più non posso la malcapitata tentò di allontanare da sé il grugno del gigante che, nonostante i suoi sforzi, le restava appiccicato al sedere. Sibille venne spinta in avanti e per non perdere l'equilibrio fu costretta ad allargare le gambe mettendo contemporaneamente le mani sul letto, gesto che consentì all’uomo delle nevi di esplorare ancor più a fondo l’anfratto che si offriva al suo naso. Con uno scatto di reni Sibille riuscì finalmente a girarsi e colpì in piena faccia Fred col piatto del piede. Il calcio ebbe su di lui l'effetto di una carezza. Sibille lo percosse ancora, ma la forza dei colpi era tale da non produrre alcun danno sul volto del colosso che invece la guardava con occhi più vispi che mai. Ermanno si avvicinò - gliela dia - mormorò passandole una mela. Sibille, troppo sconvolta per pensare, allungò il frutto verso l'intruso che lo prese e si mise immediatamente a mangiarlo.
-Mi dica che non sto sognando...-
La voce di Sibille era un sussurrare mentre il suo sguardo non si staccava dall'incredibile scena che si svolgeva davanti ai suoi occhi: una specie di Chewbecca intento a masticare una mela al centro della stanza. Quando l'ebbe mangiata tutta, il mastodonte si avvicinò arrestandosi a poca distanza da lei. Sibille allungò il braccio ed egli abbassò il capo per ricevere la carezza. Lo yeti era privo di indumenti, Bernini gli aveva consigliato di ridurre al minimo quelli che indossava tutti i giorni, e Fred aveva seguito l'indicazione alla lettera. Sibille non poté fare a meno di osservare la folta pelliccia che gli cresceva sul corpo. In quel momento lo yeti rivolse a Bernini uno sguardo che diceva: "Fred bravo?"
Sibille si sedette su una sedia senza distogliere gli occhi dal nuovo entrato che teneva le braccia lungo il corpo e faceva dondolare la testa come avrebbe fatto un bambino timido. Grazie ai molti flaconi di shampoo impiegati da Bernini, il suo pelo riluceva e profumava come quello di un collie da esposizione.
Ermanno col pugno destro batté il palmo sinistro nel gesto di approvazione conosciuto da entrambi e che in questo frangente assumeva il significato di “operazione riuscita, vecchio mio!”. Fred volse la testa in alto e fece a sua volta lo stesso segno. La donna osservava il quadretto in silenzio chiedendosi troppe cose contemporaneamente perché ci fosse la possibilità di individuare una risposta. Da fuori si udì un motore che veniva avviato. Sul volto dello yeti apparve un allarme che gli fece aggrottare le ciglia in un unico cespuglio e muovere un passo verso la porta. Sibille fu pronta ad aprire una scatola di Pavesini per porgergliene uno, Fred si prese tutta la confezione e uscì dalla stanza tenendola sottobraccio. Sibille si ritrovò con un biscotto in mano e sorrise, cosa che non le accadeva da anni.
Scarica il romanzo completo in formato ".epub" .