IL REGOLATORE DELL'OROLOGIO
di
GIOVANNI ZANZANI
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Le parole dell’oste avevano prodotto nel cuore del regolatore lo stesso effetto di una fucilata. L’immagine di Clorinda, il cui nome riudiva per la prima volta dopo tanto tempo, era balzato dalle pieghe della sua memoria con una violenza da farlo vacillare. La piccola dama azzurra, il vero motivo per cui era tornato a San Giovanni, usciva dal mondo immaginario dove era stata confinata per rientrare nel mondo reale. La lontananza dunque non era bastata a guarirlo, gli anni passati da quando l’aveva vista l’ultima volta non erano serviti a fargliela dimenticare. Tutto quel tempo era trascorso solo per gli altri. Per lui il lungo periodo lontano da San Giovanni era stato una sola interminabile giornata triste.
L’altro riprese.
-Giobatta, te ne intendi ancora di orologi?-
Al suono della parola, Crespino parve risvegliarsi.
-Orologi? E’ il mio mestiere, certo che me ne intendo.-
-Sai che quando hanno calato quello vecchio dalla torre nessuno ha avuto il coraggio di toccarlo? Me lo sono preso io.-
-Davvero ce l’hai tu, Bernardo?-
-Senti Crespino, era un anno che stava abbandonato in mezzo ai campi. Tu adesso riderai della mia idea, non ci si potrebbe fare un girarrosto?-
Rimasto solo, Crespino cominciò a riflettere sulla proposta di ricavare un girarrosto da un groviglio di ingranaggi ossidati. Il progetto non appariva semplice da realizzare, ma nemmeno impossibile per un orologiaio come lui. L'incarico l'avrebbe riportato all'antica professione dandogli l'opportunità di rimettere mano al vecchio meccanismo dai cui ruotismi deformati era scaturita un giorno la sua breve felicità. Non si sarebbe più trattato di allungare o accorciare le ore, questo adesso non serviva. Con Clorinda lontana per sempre, i giorni e le notti sarebbero stati tutti ugualmente pieni di dolore, estese o brevi che fossero le ore. Bernardo desiderava un girarrosto, sarebbe stato accontentato, ma allo strumento di cucina egli avrebbe aggiunto la rappresentazione del tormento di vivere. L'orologio di San Giovanni si accingeva a diventare il suo capolavoro.
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