I luoghi delle fate

Un'antica tradizione vuole che, alla nascita di Gesù, fate e folletti fuggissero impauriti, andandosi a rifugiare nella pineta di Classe, la quale, da allora, divenne una delle residenze fisse delle fate della Romandìola. Un'altra residenza prediletta dalle fate, pare siano le grotte; sul Monte Sassone, presso i ruderi del castello della Pietra Mora, esistono, infatti, al grott dal fêld (le grotte delle fate). La tradizione vuole che, un tempo, questo sperone di roccia a strapiombo sul torrente Samoggia, fosse un magnifico palazzo, poi abbandonato, per cause sconosciute, dalle fate che lo abitavano. Ora ne restano quattro orbite vuote, che nessun sentiero riesce a raggiungere. In queste loro antiche stanze abbandonate, le fate lasciarono in pegno del loro ritorno: i magici telai d'oro, sui quali tessevano canzoni ora dimenticate e, per impedire che l'uomo profanasse il luogo, vi posero a guardia un biscione, il cui soffio, precipitava chiunque tentasse la scalata, per trafugarli.
Anche sotto il monte Còmero, sono scavate grotte che, pare, ospitassero una grossa colonia di fate. L'ingresso è ben nascosto e inaccessibile per gli uomini: la pietra che copre l'entrata, è frutto di un incantesimo e nasconde un meraviglioso castello. All'interno, sono custoditi fantastici tesori ed anche qui, era posto di guardia un'enorme serpente.

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