IL REGOLATORE DELL'OROLOGIO.
Uno dei pochi aspetti piacevoli del disastro nel quale ci ha precipitato l'epidemia di Corona Virus è stato il silenzio. Nell'esperienza di tutti noi, ad esclusione degli ultracentenari che conobbero il mondo prima del motore a scoppio, il silenzio è sempre apparso una condizione acustica di difficile fruibilità. Così, per elogiare l'assenza di rumore (ovvero la riscoperta dei suoni della vita) protrattasi per i due mesi del blocco automobilistico ho deciso di presentare ai lettori di SburOver "Il regolatore dell'orologio".
Esso appartiene, insieme a "Venere in soffitta" e a "Lo yeti" a una sezione di romanzi brevi alla quale ho dato il nome di Trittico delle Cicale per via di una loro innegabile oziosità e per contenere i tre testi riferimenti specifici al mondo dei suoni. La Venere meccanica anima il silente Palazzo Salastra al ritmo di celebri partiture musicali. Nello Yeti, la rinuncia alla voce è un gradino evolutivo irrinunciabile dell'abominevole protagonista. Infine l'amosfera che si percepisce nel Regolatore è ispirata al ticchettio dell'orologio sospeso nel vuoto sonoro della torre civica.
Tre modi differenti di affermare il valore supremo del silenzio.
(gz)
I meccanismi del destino si muovono con una libertà che non è concessa ai meccanismi di un orologio. Il giovane Otto Rovelli, apprendista orologiaio, è costretto dagli eventi a fuggire dalla Svizzera e ad assumere la falsa identità di Crespino Giobatta, per cercare una vita alternativa in un piccolo paesino della Romagna pontificia di fine '700.
Ma anche lì non troverà la pace, e cercherà di combattere i meccanismi inesorabili del destino usando i meccanismi – che lui conosce bene – dell'orologeria.
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