Valle dell'Inferno

 

Partiamo dall'area attrezzata di Badia Moscheta, ancora vuota di villeggianti.
Ci danno il benvenuto poche timide viole, ai piedi di una scala, che a sinsitra e a destra dà accesso a due piccole case, di cui una, quella a sinistra, dalle finestrelle in alto, lascia vedere diverse pile di fumetti. Procediamo dritti su un sentiero, leggermente fangoso, gocciolante di acqua, che vien giù dalle rocce, alla nostra destra. Alla nostra sinistra, invece, l'acqua scorre, delicata e possente, in un letto ciottoloso, giù in basso. E' la voce del Veccione, continua musicale alta.
Procediamo speditamente, non ci sono ostacoli se non qualche albero coricato, ormai stanco dei suoi anni. C'è chi gli passa sotto, chi invece lo aggira sospettoso.
Il cielo non è terso, il verde non è intenso, la vegetazione rada, gli alberi creano il buio.
Ci siamo! Ecco, scorgiamo in lontananza la" casa del diavolo". Questa la scritta, su quel che rimane della porta di una casa di montagna, dinanzi alla quale, una panchina ci accoglie ad osservar la valle, la Valle dell'Inferno.
La primavera non è ancora nell'aria. L'erba non è ancora alta. Il Veccione non è ancora assetato. Il paesaggio è di un cupo fiabesco, che non fa paura, mette sereno.

 

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