Föl - Prefazione

Un frammento di descrizione su vecchie pagine logore ed ingiallite dall'uso e dal tempo,
un abbozzo veloce di antica matita...
come piccole tracce impresse, nella notte, sul velo sottile
di polvere
del piano vitreo di un mobile antico.
"l'è; stè; é Mazapêgul".
Direbbe la vecchina sulla soglia,
alzando appena lo sguardo dall'antico ricamo.
Così, di sottecchi, fra mille reticenze e scrupoli,
si apre a fatica, non senza un sinistro scricchiolio,
il magico scrigno della tradizione orale;
ne esce indispettito, come risvegliato bruscamente
da un giusto sonno,
un bizzarro e variopinto sciame...
"Bisogna stare attenti, loro non vogliono che se ne parli..."
La nostra vecchina ha un ripensamento,
poi, sollecitata dallo sguardo curioso e sognante del bambino,
fra uno scongiuro e l'altro,
segnandosi ripetutamente, dice...
...E non dice:
"L'ha detto lei, io non ho detto niente!"
Da quelle piccole tracce, comincia a prendere forma
un personaggio:
le sue caratteristiche, le sue abitudini, l'altezza, il colore.
Sono frasi smozzicate e caute, brani rubati
ad un'antica föla fulanda.
Quasi sempre, il primo ad uscire è il Mazapêgul,
è quasi sempre lui il primo ad essere disturbato,
forse perché il meno dimenticato...

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