Gli aiutanti delle fate

Per eseguire i compiti loro affidati, le fate, spesso si avvalgono dell'ausilio di alcuni loro aiutanti. Fra questi si distinguono i gattini fatati, i quali sono particolarmente abili nell'eseguire lavori domestici in vece delle povere cenerentole, perseguitate da matrigne megere; a volte, i gattini fatati hanno un loro capo, chiamato: "gatto Mammone".
Una vecchia föla narra che una fatina dovette assentarsi dalla propria dimora per un anno intero e restare presso una bisbetica matrigna, sotto le sembianze della figliastra perseguitata e subirne tutte le angherie. Nel frattempo, la cenerentola, visse in un palazzo fatato, di vetro e cristallo, dove era stata trasportata in sonno, servita come una principessa, da gattine bianche.
Anche il ramarro svolge una qualche funzione di aiuto, nella faticosa e quotidiana opposizione della fata alla strega; infatti, con un fischio, desta il malcapitato, il quale, sonnecchiando ignaro sul prato, sotto un albero, sta per essere morso da una vipera (animale nel quale, come ben si sa, ama nascondersi la strega). Esiste anche uno scongiuro che bisogna ripetere tre volte, prima di assopirsi alla frescura di un albero (soprattutto se si tratta di un noce, che è il ricettacolo preferito dalla vipera), per propiziarsi la protezione del ramarro: "Mar, mar, corum drì ch'a jò na besa sòta i pi!" (ramarro, ramarro, corrimi dietro che ho una biscia sotto i piedi). Secondo la tradizione romagnola, la "beatificazione" di questo animaletto, è dovuta al fatto che avrebbe salvato il piccolo Gesù, dormiente, dal morso di una vipera (nella quale si era intrufolato il Diavolo), risvegliandolo, appunto, con un fischio. Maria, dopo aver schiacciato con un piede la serpe demoniaca, benedisse il ramarro che, da allora, continuò a vegliare sui bimbi minacciati dalle serpi.

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